Nelle aree con maggiore densità di nidi, l’impatto di Vespa velutina causa una perdita di popolazione delle colonie di api tra il 25% fino a quasi il 100% del totale
Fin dal 2015, anno del mio arrivo nel Ponente ligure, mi occupo di Vespa velutina in vari ambiti, iniziando come borsista di ricerca presso lʼUniversità di Torino con il Progetto Life STOPVESPA, poi da apicoltore con alveari stanziali in provincia di Imperia e infine come tecnico apistico della Associazione apistica Alpa Miele per la provincia di Imperia.
Posso dire dopo otto anni di esperienza che nellʼarea con maggiore densità di nidi lʼimpatto di Vespa velutina causa una perdita di popolazione delle colonie di api tra il 25% fino a quasi il 100% del totale in aree particolarmente popolate da nidi di Calabrone asiatico.
Partendo da questi dati nel corso degli anni ho testato diverse metodologie che potessero mitigare, direttamente o indirettamente, lʼimpatto che Vespa velutina ha sugli alveari, confrontandomi soprattutto con gli apicoltori amatoriali del Ponente Ligure e con il collega italiano Mattia Ferramosca che lavora in Spagna nella regione della Cantabria, area densamente popolata da Vespa velutina.
Nel corso degli anni ho accantonato varie soluzioni sia per questioni economiche (costi elevati) sia per questioni di tempo che poi viene sottratto alla gestione degli alveari.
Inizialmente ho sperimentato la ricerca attiva dei nidi, sia mediante radar armonico sia tramite ricerca visiva nellʼarea degli apiari. Sono poi passato dalla ricerca nidi alle catture delle fondatrici con studi sul trappolaggio massale delle regine in primavera, che ne attestano lʼefficacia ma a patto che vi si installino numerose trappole nellʼarea limitrofa allʼapiario.
Ad agosto 2022 vengo a conoscenza che una nostra socia, Laura Russo di Borgomaro (IM), per il contenimento di Vespa velutina sta utilizzando un prototipo di arpa elettrica. Di questa struttura ne avevo già sentito parlare, ma non avevo mai
sperimentato lʼefficacia della tecnica ritenendola troppo complicata a livello applicativo.
La base dellʼarpa elettrica è una struttura rettangolare di circa 100×60 cm con allʼinterno dei fili in acciaio temperato da 0,30 mm che sono messi in tensione a 1500 V da una batteria o pannello fotovoltaico.
La distanza tra i fili è di 2 cm, questo permette alle api di passare senza conseguenze mentre insetti di maggiori dimensioni ricevono una scarica elettrica e tra questi vi sono i Calabroni asiatici.
Lʼinsetto tramortito dalla scarica elettrica cade successivamente in un contenitore che può essere un sottovaso con acqua e olio oppure una gabbia, da dove non riuscirà più ad uscire.
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