Alcune considerazioni sul blocco di covata invernale – Tecnica apistica

di Daniele Alberoni

Il blocco di covata invernale è forse una delle innovazioni più controverse degli ultimi anni. Probabilmente molti apicoltori nemmeno si sono adattati al blocco di covata estivo, figuriamoci a un blocco di covata prolungato e potenzialmente pericoloso come quello invernale… un focus sul contesto emiliano potrebbe convincere gli indecisi?

Il primo anno in cui ho eseguito il blocco di covata invernale (2019, su pochi alveari) ne sono uscito assolutamente demoralizzato. Claudio Cauda mi ha però evidenziato alcuni importanti errori e, con dei suggerimenti chiave, mi ha spronato a insistere.

Partendo dai suoi consigli ho adattato il blocco di covata allʼambiente in cui opero. E per fortuna che ci ho riprovato…

La tecnica e i relativi razionali si adattano infatti bene allʼambiente pedecollinare emiliano in cui opero; sicuramente in altre regioni dʼItalia il protocollo deve essere adeguato al diverso contesto.

Per le nozioni base rimando il lettore allʼarticolo di Giovanni Guido (lʼapis 9/2022) e ad altri simili (lʼapis 9/2016 e 4/2017).

Oggigiorno la domanda più legittima, rivoltami con tono un poʼ di sorpresa e un poʼ di diffidenza, è: conviene veramente fare il blocco di covata? Forse sì, forse no…come sempre dipende:
• dal clima della zona,
• dalla capacità organizzativa e gestionale dellʼazienda in estate (non mi sono sbagliato, in estate),
• dalla capacità di riconoscere alcune virosi e Nosema ceranae,
• dal potenziale di investimento in nutrizioni artificiali, non certo economiche,
• dalla volontà di effettuare trattamenti anti-varroa multipli durante lʼautunno-inverno.

Volendo poi conquistare la vostra attenzione elenco per punti alcuni vantaggi che nella mente dellʼapicoltore potrebbero concretizzarsi velocemente:
• efficiente ripresa primaverile degli alveari;
• meno varroe e quindi meno virosi (migliore controllo delle malattie nel lungo termine);
• popolazione di api più elevata durante tutta la stagione;
• maggiore produttività (dal 15 al 40% in più) sul raccolto estivo;
• possibilità di posticipare i trattamenti estivi ad agosto (temperature più clementi);
• prospettiva di usare lʼacido formico anche in zone dove prima era proibitivo.

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