Asportazione di covata contro Apivar. Tutti gli aspetti, anche quelli pratici ed economici, a confronto – Sanità apistica

di Eleonora Bassi, Giovanni Guido, Massimiliano Gotti e Michele Tagliabue

Come nasce un progetto internazionale?

Con una email! Arrivata ad uno dei nostri tecnici, inviata da un’associazione di apicoltori francese (Adara – Association pour le Développement de l’Apiculture en Rhône-Alpes).

I colleghi d’oltralpe avevano partecipato al congresso sull’apicoltura biologica organizzato dall’Unaapi e letto uno dei dossier “Varroa” pubblicati dalla nostra rivista e chiedevano un incontro per confrontarci sulle tecniche del blocco di covata e nel caso fossimo interessati a “monter un partenariat” (costruire una collaborazione).

L’incontro ci fu, e ne seguirono molti altri, al di qua e al di là della frontiera. Pur in contesti produttivi molto diversi, i problemi erano gli stessi: lottare contro la varroa, con tecniche “sostenibili” cercando di mantenere le produzioni.

L’attenzione si concentrò sulla tecnica che comporta l’asportazione di covata: è realmente efficace contro la varroa? Le produzioni non vengono compromesse? Rispetto alla lotta “convenzionale” comporta costi maggiori? Esiste veramente un effetto di “vuoto sanitario”? Come spesso succede quando ci si ritrova tra apicoltori, a mancare sono le risposte, non certo le domande.

Rispondere alle domande significa sperimentare, raccogliere dati ed elaborarli, coscienti dei propri limiti e strumenti a disposizione; come apicoltori, iniziammo a cercare possibili “partner” scientifici.

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