Da che punto guardi il mondo, tutto dipende – Benvenuti tra gioie e dolori

di Federica Giglio

Avete presente quei viali con le villette a schiera?
Al di là del fatto che possono piacervi o meno, oggettivamente danno un senso di estremo ordine, credo sia perché non c’è mai nulla fuori posto, da lontano sembrano quasi disegnate e a meno che uno non ci abiti, possono risultare tutte uguali.

In apiario è lo stesso, soprattutto se le arnie sono state appena comprate e da un unico fornitore, tutte dello stesso colore.

Allora come facciamo a distinguerle? Ma soprattutto, loro come fanno a sapere sempre in che arnia rientrare?

Molti apicoltori creano disegni bellissimi per l’ingresso delle loro piccole collaboratrici, delle vere opere d’arte, ricche di colori e sfumature.

Senza ombra di dubbio è un notevole spettacolo per chi le osserva da lontano, purtroppo però per l’orientamento delle api non servono quasi a nulla. Facciamo un passo indietro.

L’apparato visivo delle api è costituito da due occhi e tre ocelli (i tre occhi più piccoli che si trovano nella parte centrale della testa), molto utili all’animale per mettere a fuoco gli oggetti più vicini.

La formazione fisica di cui sono dotate permette loro di distinguere bene le forme e l’ambiente circostante, ma non consente loro di visualizzare i dettagli degli oggetti. Sono essenziali per valutare l’intensità della luce e aiutano l’ape durante il volo a rimanere orientata e a mantenere la stabilità.

L’immagine finale è simile a un mosaico in cui ogni tessera è il risultato della stimolazione di ciascun recettore visivo. Lo vedo come un grande puzzle in cui ogni cartoncino è un pezzo dell’immagine totale.

Quindi come possiamo facilitare il rientro a casa delle nostre api?

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