L’apicoltura non è solo produzione.
Si può fare reddito apistico anche in altri modi, riuscendo contemporaneamente a sensibilizzare la gente sulle api e sull’ambiente
Ciao Federica. Ti va di raccontarci qualcosa di te…
Ciao Sara, si certo. Ho 32 anni e vivo in un paesino che si chiama Cassine (AL). Mi sono laureata in viticoltura ed enologia, ho studiato a Torino e ad Alba. Ad Alba ho lavorato nella consulenza viticola per aziende in conversione bio/naturale e poi ho
intrapreso alcuni viaggi per lavoro girando un pochino.
Le esperienze più importanti per me sono state l’Australia e la Svizzera, dove ho lavorato in cantina come aiuto
enologa. In Svizzera mi sono fermata un paio d’anni e per me è stata una magnifica esperienza. Poi ho deciso di rientrare a casa per riavvicinarmi alla mia famiglia; l’ho
fatto a febbraio 2020, una settimana prima della pandemia Covid.
La mia famiglia ha un’azienda viticola da 30 anni e oltre 20 anni fa, mio padre comprò le prime 2 arnie. Pian pianino sono aumentati gli alveari e diminuiti i vigneti.
Mio padre e mia madre hannoun ruolo enorme della parteapistica e viticola di campo
Facevano vendita diretta?
Inizialmente sì, poi con l’aumentare degli alveari hanno deciso di di diventare conferitori della cooperativa Conapi. Le uve invece vengono conferite alla cantina “tre secoli” di Mombaruzzo.
Quando sono rientrata in azienda abbiamo ricominciato a vendere una parte del nostro miele al dettaglio, costruendo un negozio.
Il polline e gli altri prodotti dellʼalveare, invece, li lasciamo alle api, soprattutto negli ultimi anni che sono stati così difficili. Per quanto riguarda i vigneti, continuiamo a conferire le uve. Il grosso cambiamento è che stiamo diventando biologici anche nei vigneti. In realtà però il mio scopo non è più quello di andare avanti con vino e uva perché anche se sei naturalista qualche prodotto lo devi comunque utilizzare. È una cosa che più vado avanti e più mi turba, così abbiamo eliminato un vigneto e abbiamo creato un parco didattico.
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