Come il polline aiuta a combattere la parassitizzazione dell’acaro Varroa destructor e l’infezione dal virus delle ali deformi. Dai risultati delle ricerche trarremo alcune linee guida per buone pratiche apistiche applicabili alle diete supplementari proteiche
Il polline è l’unica fonte di aminoacidi e lipidi per le api. Le api bottinatrici lo raccolgono da diverse piante; una volta stoccato in alveare, esso subisce una fermentazione lattica ad opera degli enzimi digestivi delle api e diviene
il cosiddetto “pane delle api”.
Una singola ape operaia consuma in media circa 4 mg di polline al giorno, con un picco nelle prime due settimane di vita adulta. Infatti l’ape, soprattutto da iovane, necessita di proteine per lo sviluppo dei tessuti, dei muscoli e del sistema immunitario.
Il polline influenza anche due fattori che giocano un ruolo chiave nei processi di invecchiamento delle api: la vitellogenina e l’ormone giovanile. La vitellogenina è la
proteina più abbondante nell’emolinfa delle api (il corrispettivo del sangue nei mammiferi), ed è un buon marker dello stato di salute. Non a caso, la vitellogenina è particolarmente abbondante nelle api nutrici, le quali sono caratterizzate da un sistema immunitario solido e funzionale.
Durante la vita adulta, le api operaie svolgono una serie di attività che dipendono dall’età. Le api più giovani svolgono attività nel nido: nei primi giorni dopo lo sfarfallamento si prendono cura della covata, poi diventano api ceraiole, poi api guardiane e così via.
Quando hanno due, tre settimane di età, le api diventano bottinatrici e, dopo i primi voli di orientamento intorno al nido, intraprendono l’attività di raccolta di nettare e polline sui fiori. Il passaggio dalla fase di nutrice a quella di bottinatrice è attivato da
una diminuzione della vitellogenina nell’emolinfa e un corrispondente aumento dell’ormone giovanile.
A proposito di quest’ultimo ormone è bene non farsi ingannare dal nome!
Infatti, la concentrazione di ormone giovanile è bassa quando le api sono giovani, quindi nutrici, e alta nelle api più anziane, quindi bottinatrici.
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