La gestione dell’ecosistema suolo – Sovescio e inerbimenti – Pratiche agronomiche sostenibili

di Maurizio Ribotta – Responsabile Tecnici in Campo Cia Cuneo

Tutti i processi biochimici del suolo agiscono sulla salute delle piante, insieme ai fattori climatici: di conseguenza la cura del suolo ha la stessa importanza di quella delle piante

La protezione del suolo con una copertura vegetale, permanente e non raccolta, contribuisce al mitigare se non risolvere molti problemi dell’agricoltura moderna legati alla perdita di sostanza organica con conseguente calo di fertilità e produttività del terreno.

Oggi, complici eccessivi input colturali ed estremizzazioni climatiche, assistiamo all’impoverimento dei suoli agrari in un arco temporale molto corto, e a fronte di importanti fertilizzazioni, la situazione non migliora ma anzi nella maggior parte dei casi sembra ogni anno peggiorare.

Dunque cos’è che non funziona in questo contesto? Ormai sono diversi gli studi e le esperienze che indicano come il suolo agrario non è più vitale cioè la frazione organica viva fatta di microrganismi anche se presente spesso è poco attiva.

Quindi si può sostenere che quella che è stata fortemente intaccata nel suolo non è la fertilità in senso lato ma quella biologica cioè l’espressione delle relazioni fra microrganismi che agiscono in termini di processi biologici integrati nell’ecosistema.

La qualità biologica dei suoli viene definita dal Natural Resources Conservation Service del Dipartimento di Agricoltura Statunitense come “la continua del suolo di funzionare come ecosistema vivente che sostiene piante, animali ed esseri umani”. Al di sotto della soglia del 3,5% di sostanza organica i processi fisiologici a supporto dei cicli biologici e geologici del suolo di fatto non sono autonomi con conseguente necessità dell’apporto di fertilizzanti (vedi dossier allegato a l’apis 2/2021 Flussi nettariferi: complessità).

Ciò premesso, si può invertire la rotta riavviando il volano dell’autonomia biologica e funzionale del suolo, stimolando oltremodo le piante ad una maggior resilienza ambientale. Tutto ciò è possibile solo se iniziamo a ragionare sulla fertilizzazione in maniera molto diversa da come è stata pensata fino ad oggi.

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