
Era un po’ nell’aria. Poi diversi accadimenti ci hanno fatto decidere che era l’anno buono. Nel 2020, dopo una dozzina di anni di asportazione, siamo “tornati” a bloccare! Non tutte, ma una buona parte delle nostre famiglie (70 su 210)! Prima però di raccontarvi cosa abbiamo imparato da questa
esperienza è doveroso fare una premessa. La nostra azienda è stata a conduzione biologica sin dalla nascita. Nei primissimi anni utilizzavamo come tampone estivo i gocciolati ripetuti (ai tempi c’era in commercio un prodotto che si chiamava Ipereat) ma nel 2007 perdemmo quasi tutti i nostri alveari, una sessantina, per la scarsa efficacia del trattamento. Ne ricomprammo una ventina da Luca Bonizzoni che l’estate stessa ci insegnò l’asportazione di covata. Un po’ per l’esigenza di aumentare il numero di alveari, un po’ per la buona riuscita finale di questo sistema divenne rapidamente il nostro tampone estivo di riferimento, alternato qua e là da esperienze con Apifor60 e Maqs e blocchi di covata. Quest’ultimi, effettuati
sempre con gabbiette piccole di bambù o plastica, non ci hanno mai però soddisfatto e sono stati presto accantonati. Troppe orfanità o sostituzioni settembrine, problemi in caso d’iniziali alte infestazioni, e soprattutto la necessità vincolante di trovare le regine, in un periodo in cui il tempo è prezioso e il sole picchia; queste le criticità principali riscontrate. Ma
come dicevamo in apertura una serie di accadimenti hanno concorso a farci cambiare idea. L’età che avanza e la conseguente stanchezza a fine 2019…
anno in cui abbiamo asportato tutti gli alveari aziendali (la fatica per noi maggiore deriva dal surplus di gestione dei nuclei formati).
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