Dalla loro comparsa (circa 130 milioni di anni fa) le piante Angiosperme si sono diversificate per attirare impollinatori specifici e realizzare l’impollinazione incrociata. Il trasferimento del polline tra un fiore e l’altro da parte degli insetti era infatti risultato più efficiente della già utilizzata modalità anemofila (mediante vento). Gli impollinatori, a loro volta, hanno evoluto parti del corpo e comportamenti di visita atti a favorire l’impollinazione di specifiche piante. Si tratta di un chiaro esempio di coevoluzione: due specie, o gruppi di specie, esercitano una pressione selettiva una sull’altra, così che entrambe evolvono insieme. Ne abbiamo parlato nell’edizione 2023 di Apididattica
La seduzione delle piante
Le api e gli altri impollinatori visitano le piante perché ne sono attratti (o “sedotti”, se vogliamo).
I meccanismi evoluti dalle piante a tal fine sono definiti mezzi di richiamo e possono essere classificati in primari e secondari. I primari sono costituiti dalle cosiddette ricompense (principalmente polline e nettare), che soddisfano le necessità fisiologiche dellʼinsetto, mentre quelli secondari agiscono direttamente o indirettamente sullʼapparato sensoriale dellʼimpollinatore.
Il polline, per la pianta, è il vettore del gamete maschile e serve allʼimpollinazione, mentre è la fonte primaria di proteine per gli adulti di coleotteri e le larve degli apoidei.
Essendo una sostanza estremamente dispendiosa da produrre per la pianta, le specie vegetali che si sono affidate allʼentomofilia (impollinazione tramite insetti) hanno evoluto una seconda ricompensa più economica: il nettare.
Questo viene prodotto da tessuti specializzati, i nettàri, ed è, semplificando, una soluzione acquosa zuccherina (saccarosio, glucosio e fruttosio), e quindi meno costosa da produrre.
Per i visitatori fiorali è la fonte primaria di carboidrati e costituisce il cibo sia degli adulti che delle larve.
I mezzi di richiamo secondari sono, invece, quei caratteri fiorali (colori, odori, forme) che si sono evoluti per attrarre particolari gruppi di visitatori; nel loro insieme determinano le sindromi da impollinazione, ovvero le caratteristiche che possono essere associate a un gruppo specifico di impollinatori.
Osservando questi caratteri, quindi, possiamo avere unʼidea più o meno precisa (ricordando che in biologia esistono innumerevoli eccezioni alla regola) di quali impollinatori visitano una determinata pianta.
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