Ruolo e ragione dell’associazionismo sono anche l’impegno per cercare di contribuire alla continua messa a punto delle strategie di contrasto della varroa; anno dopo anno, virgola dopo virgola. Il trattamento autunno/invernale, quando correttamente eseguito, può permettere di affrontare la stagione successiva con carichi di varroa minimi e compatibili con gli sperati risultati produttivi
La stagione 2022 che volge al termine, si è rivelata ancora una volta un’annata “difficile”. Se da un lato le produzioni primaverili (acacia, agrumi, sulla) sono state in genere da decenti a buone, quelle più tardive hanno inevitabilmente sofferto delle elevate temperature e della concomitante siccità. Alla fine del mese di agosto giungono diverse segnalazioni di interi apiari in blocco di covata, anche al Centro-Nord, che ancora una volta mettono in discussione la possibilità di ripresa da interventi di biotecnica quali l’asportazione o il blocco di covata estivo.
E la varroa? Il consueto monitoraggio, promosso da Unaapi, e una serie mirata di interviste a numerose aziende nei diversi territori e Regioni, evidenziano sul terreno due distinte realtà:
• una di apicoltori con tassi di infestazione elevati già in maggio/giugno, con la necessità di eseguire precocemente trattamenti tampone e successivamente trattamenti estivi “pesanti” nel tentativo di evitare i ben noti danni da virus;
• un’altra, in sempre più netta e progressiva crescita, di aziende apistiche e di apicoltori che si sono invece ritrovati con tassi di infestazione bassi, e che hanno potuto concludere la stagione produttiva con pochi e “leggeri” trattamenti estivi. Situazione peraltro già evidenziata dai risultati del monitoraggio Unaapi nel
2021.
Che cosa determina questa differenza nel grado di infestazione estivo?
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