
A più di trent’anni dalla sua comparsa, l’acaro Varroa destructor, principale causa della mortalità delle api nonché della diffusione di virosi, spesso anche gravi, che conducono in breve tempo alla distruzione degli alveari,
rimane ad oggi imbattuto e continua la sua opera di infestazione degli alveari. Varie sono state in questi anni le sostanze acaricide (siano esse naturali o di sintesi) immesse sul mercato alle quali l’acaro si è facilmente adattato e che non lo hanno mai completamente debellato. Gli apicoltori
hanno quindi sviluppato una serie di tecniche, alcune delle quali sono risultate molto effi caci nella lotta alla varroa; tra queste quella della lotta biomeccanica effettuata con il c.d. telaino trappola a tre settori (TIT3) che si basa sul fatto accertato che la varroa preferisce riprodursi all’interno delle
celle maschili pur non disdegnando la riproduzione anche in quelle femminili.
Purtroppo il metodo viene ritenuto erroneamente poco incisivo e spesso abbandonato troppo presto. La mia esperienza mi porta, invece, a considerarlo un sistema valido per la cattura della varroa, per trarre utili informazioni dalla lettura del settore indicatore ma soprattutto perché è rispettoso dell’ambiente naturale delle api in quanto è sufficiente un trattamento acaricida, possibilmente biologico, a fine stagione.
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