Il progetto dell’ape di Hilo
Lʼallevamento e la selezione delle api hanno avuto un successo discontinuo nel raggiungimento della produttività e della resistenza agli agenti patogeni e ai parassiti. Da sempre, è la produttività la caratteristica preferita dagli apicoltori; in
seguito, però, Padre Adam ha aggiunto i criteri utilizzati nella selezione animale, mentre nei progetti Midnite e Starline sono stati applicati quelli della selezione vegetale, grazie al ricorso all’inseminazione strumentale. Le caratteristiche di particolari sottospecie sono state ripristinate, come per le carniche di Susan Cobey, o integrate in linee, come per l’ape di Buckfast. Con lʼobiettivo di fornire linee più forti, lʼUSDA ha importato le api Yugo e le Primorski. Poi sono arrivati i progetti Minnesota Hygienic e USDA VSH per la resistenza alla varroa. John Kefuss e, in seguito, molti altri hanno combinato sottospecie e collaborato con la natura per eseguire la selezione senza l’utilizzo di sostanze chimiche. Cos’altro è possibile?
“Sono molto titubante a parlarne”, dice Bob Danka. E giustamente.
Un progetto di selezione, sull’isola di Hilo, Hawaii, è un work in progress, già interrotto e rinviato più volte nel passato. È una storia che non ha ancora un finale,
ma forse è il momento di raccontarla. “Faccio fatica a chiamarla nuova ricerca”, dice. Danka si è recentemente ritirato da Research Leader e Research Entomologist presso l’USDA. Ha studiato apicoltura alla Penn State, si è trasferito in Louisiana nel 1983 per fare una dissertazione sulle api africanizzate e si è poi unito al laboratorio di Baton Rouge con una illuminante ricerca sulle api del Venezuela.
“È stata un’evoluzione lunga 25 anni”, dice. “Il programma alle Hawaii è quello che chiamerei la fase tre di tutto questo lavoro”. Nella prima fase, a metà degli anni ‘90, lui e altri due ricercatori dell’USDA hanno dato il via a vari progetti per trovare api resistenti alla varroa. Tom Rinderer ha studiato la resistenza derivata dall’evoluzione
nelle api russe, che avevano una più lunga storia di coesistenza con l’acaro. John Harbo ha esaminato la resistenza alla varroa su base genetica. Danka si è occupato di raccogliere colonie sopravvissute senza trattamenti. “Ho continuato per un paio d’anni, ho visto che sia John che Tom stavano facendo progressi, e ho accantonato il progetto delle colonie sopravvissute perché questi ragazzi avevano qualcosa tra le mani”. Danka compie molteplici viaggi in Russia per un progetto che si concretizza poi nello stock disponibile in commercio della Russian Honey Bee Breeders Association. Si unisce anche alla ricerca di Harbo sul tratto resistente, ora chiamato VSH (Varroa Sensitive Hygiene). “Le persone sono molto confuse a riguardo”, ha detto. È quindi un bene che sia qui a spiegarci, dal momento che ha lavorato con Harbo durante lo sviluppo del progetto ed è tutt’ora coinvolto nella sua ultima parte.
“John è un ricercatore molto meticoloso”, dice Danka. Harbo crea colonie geneticamente ristrette, con ciascuna regina inseminata strumentalmente con lo sperma di un unico fuco, una strategia peraltro già utilizzata nella selezione delle linee Midnite e Starline. I pacchi d’ape provenienti da un’unica linea vengono mescolati assieme per ulteriore uniformità e poi suddivisi in alveari. Poiché la linea paterna è unica, tutte le operaie sono super-sorelle, geneticamente imparentate al 75%, un numero da ricordare man mano che la storia procede. Sono il più vicino
possibile all’essere uniformi, collocate nello stesso apiario e con, si presume, lo stesso livello di acari. Dopo circa dieci settimane, Harbo scopre che le popolazioni di acari sono notevolmente diverse. In una colonia, il numero è raddoppiato, ma nella colonia successiva il numero di acari si è dimezzato.
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