Aprile e maggio per me sono i mesi più belli dell’anno.
Ho il cuore pieno di speranza e grandi aspettative. Se fin qui ho fatto bene il mio lavoro, non mi rimane che augurarmi che la fioritura della robinia sia rigogliosa e
abbondante di nettare… e che il tempo sia favorevole.
Prima di diventare apicoltrice vedevo spesso mio padre, anch’egli apicoltore, soffermarsi alla finestra e osservare la pioggia cadere incessante sui fiori bianchi e profumati; impotente, sbuffava e camminava avanti e indietro per casa come un leone in gabbia.
Non capivo perché si angustiasse così, il tempo è decisamente una variabile fuori dal
nostro controllo. Ora però, ora che mi ritrovo nella sua stessa condizione, lo capisco.
E con l’inizio della fioritura della robinia mi scopro a osservare il cielo e a pensare a quale dovrebbe essere la situazione ottimale per un buon raccolto: dovrebbe esserci una temperatura mite tanto di giorno quanto di notte, non esserci vento, andrebbe bene anche una leggera pioggerellina su fare della sera…
Ma tanto il tempo di noi se ne infischia, e non ci rimane che preoccuparci e dormire male la notte, con un orecchio teso alla finestra. Prima di arrivare a questo punto, al
periodo clou, quello della fioritura, il momento in cui tutto è pronto e predisposto alla raccolta, c’è un’ulteriore questione da affrontare: quella della sciamatura.
Nella mia zona, a causa della penuria di fiori nettariferi, le api arrivano alla fame sulla fioritura della robinia. Da un lato questo può limitare la tendenza anticipata a sciamare ma, dall’altro, bastano pochi giorni di brutto tempo per far sì che le famiglie si rovinino irreparabilmente.
Sta all’esperienza
dell’apicoltore dosare bene la nutrizione.
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