Nel precedente articolo (l’apis 3-2023) si è scoperto come rispondere alla domanda: “Posso avere la tua carta di credito?”. La risposta da dare è: “No, perché l’ho mangiata”. Risposta valida ogni settimana. Anche le api ingeriscono microplastiche?
Come è ovvio aspettarsi, essendo così piccole, le particelle di polistirene riescono a penetrare anche all’interno del corpo delle api attraverso le vie aeree e le conseguenze sono la significativa diminuzione sia del peso che dell’aspettativa di vita delle api.
Per capire come le microplastiche riescano ad entrare conviene fare un ripasso del sistema respiratorio delle api. Niente polmoni, niente trasporto di ossigeno tramite l’emoglobina come avviene nei mammiferi: una tecnologia del genere sarebbe troppo costosa per animali così piccoli.
Le api riescono a respirare attraverso dei fori aperti nel loro rivestimento esterno che sono connessi direttamente con i tessuti interni, le appendici e gli organi. Questi buchi sono chiamati spiracoli e consentono all’ossigeno di raggiungere direttamente le parti interne del corpo.
Nelle api, e in molti altri insetti, ogni spiracolo si apre in un tubo chiamato trachea. Le trachee sono formazioni interne costituite da anelli di chitina, lo stesso materiale
di cui è composto l’esoscheletro. Una spirale di chitina, che si può immaginare come una molla, avvolge la parte esterna di ogni tubo tracheale.
L’architettura a spirale rende le trachee flessibili, allungabili, resistenti al piegamento e alla pressione e immuni alle abrasioni. Questi tubi sono in grado di resistere a tutti gli usi e abusi da parte delle api e chissà se anche al passaggio delle microplastiche.
Nella parte finale, quella che raggiunge la cellula, le trachee diventano ancora più sottili, prendono il nome di tracheole e possono considerarsi come i capillari dei mammiferi.
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