Con l’arrivo di settembre finalmente il periodo più duro del mio lavoro è passato. Quello che è stato è stato, e comunque sia andata l’annata è ormai l’ora di tirare i remi in barca.
Non mi resta che preoccuparmi di preparare le api ad affrontare al meglio la stagione invernale.
Le mie famiglie hanno una buona popolazione? Sono sane? Hanno sufficienti scortte?
Intendo l’invernamento come una serie di operazioni sequenziali che inizio a fine estate e porto avanti fino a circa metà ottobre. Questo significa che non mi basterà una sola visita a completare tutti i lavori necessari a mettere le mie api in condizione di arrivare in ottimo stato alla primavera.
A cominciare da settembre, in apiario, pongo particolare attenzione alla salute delle famiglie. Mi concedo il tempo di ispezionare alveare per alveare e osservare ciascun favo: non posso invernare famiglie malate, orfane o troppo deboli.
Considero troppo deboli le famiglie che a fine settembre non occupino almeno 5 o 6 favi ben presidiati dalle api. Soprattutto a inizio autunno credo sia importante valutare la consistenza di api dell’alveare piuttosto che la quantità di covata.
Le api che nascono in autunno vivranno più a lungo del solito passando tutto l’inverno: per questo devono essere numerose e in salute.
Tenete presente, però, che non tutte le specie di api invernano con un uguale numero di individui, e tanto dipende anche dalla zona in cui vi trovate a lavorare, dal clima e dalle fioriture tardo-estive.
Io vi ricordo che lavoro nelle zone collinari del novarese, in Piemonte. Acquisendo competenze nel vostro lavoro dovrete imparare a fare i conti con le specificità del vostro territorio e delle vostre api.
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