
Una pratica agroecologia che affida il trasporto e consegna di agenti di biocontrollo a insetti impollinatori
Durante questa ennesima disastrosa annata apistica, dove è stato veramente difficile portare a casa una produzione di miele che consenta di dormire tranquilli (o almeno il pareggio di bilancio aziendale…) sento molti apicoltori tentare le più disparate arrampicate sugli specchi, intenti a pensare a come possono cambiare la loro sorte. Domande tipo “Come posso reinventare la mia attività apistica?”, seguite dalle più disparate ipotesi,
sono spesso arrivate alle mie orecchie.
Devo ammetterlo, ho sentito anche idee molto originali, a conferma che nel settore apistico, le idee non mancano mai, e il “fermento intellettuale” è ancora attivo e non mostra grossi segni di demoralizzazione. Questa caratteristica è fondamentale per il settore, anche se l’applicazione immediata di alcune idee proposte è alquanto difficile nel breve termine, ma sicuramente possibile nel lungo. Nel frattempo, per rimanere con i piedi per terra e trovare soluzioni per il
breve periodo, ho voluto riportare alla memoria alcuni confronti con apicoltori di paesi lontani, che ho avuto il piacere di conoscere. Spero così di dare un ulteriore spunto di riflessione al settore apistico italiano che al momento è amareggiato e dubbioso sul futuro.
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