Guardare il micro per capire il macro – Novità dalla ricerca

di Luca Bosco

Notevole interesse suscita questo studio sulle comunità microbiche delle api, poiché individua possibili e diverse via di selezione/adattamento all’ambiente, altre e più semplici dell’ereditarietà genetica

L’ape è una macchina biologica relativamente semplice, e semplice è anche il suo microbiota intestinale costituito da poche benché “attrezzatissime” specie microbiche.

Nonostante la sua semplicità l’ape come specie ha dimostrato di possedere un’incredibile capacità di adattamento al microambiente: viaggia leggera, quasi
“esternalizzando” l’evoluzione del proprio genotipo ed è sopravvissuta nel tempo a veri e propri sconvolgimenti ambientali.

Gli attori principali del suo percorso evolutivo sono piante e microrganismi:
poche piante, quelle presenti nel microambiente, e pochi microrganismi,
quelli che compongono il suo microbiota “leggero”.

Le piante si evolvono in base agli impulsi ambientali e nel loro cambiamento
modellano la composizione del loro nettare e del loro polline; i microrganismi,
seguendo l’evoluzione delle piante, sviluppando ceppi o specie capaci di sfruttare i “nuovi” profili biochimici di nettare e polline, e l’ape, ospitando nel proprio corpo l’evoluzionedei microrganismi, tiene il passo con i cambiamenti delle piante, anche
quando sono molto rapidi.

Tale complesso (ma fondato su interazioni semplici) meccanismo di coevoluzione
premia tutti quanti: le piante hanno sempre a disposizione un impollinatore
efficiente, i microrganismi conservano la nicchia ecologica che permette e promuove la loro evoluzione, e l’ape mantiene la garanzia di sopravvivere, anche quando i cambiamenti sono rapidi.

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