
di Barbara Leida
Nel 1979, due famiglie berlinesi, che abitavano dalla parte sbagliata della città, fuggirono dalla Germania “democratica” su una mongolfiera costruita in casa, usando tessuti comuni e dopo aver imparato dai libri
qualche rudimento di aerodinamica. Oggi, che il muro di Berlino è stato abbattuto, mi piace pensare a queste api urbane, che, dall’alto di un tetto, si fanno beffe di tutti i muri, quelli di cemento, così come di quelli che sono dentro ognuno di noi
Di solito, come apicoltori e apicoltrici, pensiamo alle api in quanto produttrici di miele o di altri prodotti, e a questi in quanto fornitori di reddito. Ma non è così per tutti. Non è così per Erika Mayr, che ha fatto della apicoltura una professione e uno stile di vita. Ma per lei il miele, che considera un dono dal cielo, non è la cosa più importante. Per Erika la cura delle api è uno strumento per farle conoscere alle persone, per informarle sul ruolo che svolgono per noi uomini. Le api sono indicatori dello stato di salute del nostro pianeta e – dice Erika – dove le api stanno bene, anche noi umani stiamo bene.
Erika Mayr arriva a Berlino nel 1997. Per diversi anni gestisce un bar con
alcuni amici. Sono gli anni successivi alla caduta del muro, l’aria che si respira è diversa, piena di opportunità, molti giovani provenienti da tutta Europa vi si stabiliscono, carichi di speranze per il futuro.
Nel 2004 sente parlare per la prima volta di api in città: negli Stati Uniti,
l’apicoltura urbana, così come gli orti urbani, sono ormai entrati nell’immaginario comune. Per Erika, che arriva dalla Baviera e che ha un’anima e una formazione agricola, è il sogno di tornare alla natura, pur all’interno della città, e comunque distante dai compromessi del mondo agricolo. Nel 2008 acquista le sue prime colonie, e le porta su un tetto. È la prima volta a Berlino…
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