È tutto collegato
Molti processi naturali sono guidati, con conseguenze positive o negative, da interazioni talvolta sorprendenti che non fanno altro che ricordare che tutte le
cose, tutte le azioni, sono interconnesse.
Nel 1854, quando l’Italia non era ancora Italia, Seattle (figura 1), il capo degli indiani Duwamish, inviò una lettera al presidente degli Stati Uniti in risposta alla proposta governativa di acquistare parte delle terre su cui viveva questo popolo originario. Anche se alcuni studiosi non credono all’autenticità di questo testo, queste parole
potentissime rappresentano un’affascinante testimonianza della coscienza ambientalista e della diversa concezione del rapporto con la natura che avevano i nativi nordamericani.
Non a caso Capo Seattle ripete più volte che tutte le cose sono collegate. Nel lungo discorso si legge che “Le creste rocciose, le essenze dei prati, il calore del corpo dei
cavalli e l’uomo, tutti appartengono alla stessa famiglia. L’aria è preziosa per l’uomo rosso poiché tutte le cose partecipano dello stesso respiro”.
Anche se budhisti e indiani d’America non mantenevano scambi culturali, i concetti della nazione Duwamish sono abbondantemente presenti nel pensiero di Budha. Entrambi i gruppi umani avevano un atteggiamento rispettoso della Natura assai diverso dell’idea europea di soggiogare (letteralmente “mettere sotto il giogo”) l’ambiente invece di considerarlo “casa” e “madre”.
Ricordatevi, dice Capo Seattle al presidente degli Stati Uniti, “… che qualunque cosa capiti agli animali, presto capiterà all’uomo. Tutte le cose sono collegate”.
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