Karl von Frisch – Apicoltori e scienziati

di Valentina Larcinese

A quarant’anni dalla sua scomparsa, un ritratto dell’uomo capace di interpretare la parola di api e pesci

Nella sua lunga carriera von Frisch si è interessato alla percezione del mondo da parte degli animali: in particolare dei pesci, suo primo campo di studi, e delle api.

È noto perché, per le api, riuscì nella comprensione di quella che si può considerare l’equivalente della decriptazione della stele di Rosetta (stele che permise di decifrare i geroglifici perché lo stesso testo era inciso in tre grafie diverse): scoprire la danza delle api e capire che è una loro modalità di comunicazione.

Solo un attento osservatore, un raffinato progettatore di prove di campo e un maniacale e instancabile raccoglitore di dati, quale era von Frisch, sarebbe potuto riuscire in un compito così arduo e complesso.

Qui, però, si tratta anche di epigenetica: a partire dai primi dell’Ottocento la famiglia Exner, per intenderci la sua linea materna, aveva forgiato tre generazioni di intellettuali con competenze in svariati settori scientifici come la fisica, la fisiologia, la medicina e, addirittura, tra di loro si annovera una decina di professori universitari.

La figura di riferimento, quella che si può considerare aver dato l’imprinting a von Frisch, è lo zio Sigmund Exner fisiologo sperimentale.

Benché la scoperta della danza delle api fosse valsa a von Frisch il premio Nobel nel 1973, assieme a Konrad Lorenz e Nikolaas Tinbergen, il suo lavoro fu oggetto di grosse critiche e attacchi specialmente durante gli ultimi anni della sua vita.

La materia del contendere può annoverarsi tra le questioni filosofiche e si imperniava sul concetto di comportamento animale: mentre von Frisch considerava l’alveare come un animale capace della notevole impresa di comunicare, di contro, Adrian Wenner sosteneva, rifacendosi alla scuola comportamentista di Pavlov, che le
api fossero semplicemente un organismo che risponde a uno stimolo.

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