Sensibilità della varroa e residualità nelle matrici dell’alveare
Nel corso del 2020 sono stati pubblicati due articoli scientifici (1) (2) che riportano il lavoro di due differenti equipe di ricercatori, una ungherese e l’altra slovena, su differenti aspetti dell’uso del cloruro di litio come acaricida, nella lotta alla varroa.
I ricercatori ungheresi si sono concentrati sulla sua modalità di somministrazione, e hanno testato la sensibilità della varroa al sale di litio contenuto in strisce di cartone ed in soluzione gocciolata.
Il gruppo sloveno, invece, ha indagato i livelli di concentrazione raggiunti in diverse matrici dell’alveare, e la mortalità delle api adulte, durante e dopo il trattamento, effettuato con la somministrazione del sale di litio disciolto in sciroppo zuccherino. Come descritto nel numero 3/2018 della nostra rivista, un gruppo di ricercatori (3), che stava lavorando sull’Rna interferente, scoprì casualmente le proprietà acaricide del cloruro di litio e come tale attività si esplicasse in modo sistemico.
In pratica il sale di litio doveva essere somministrato alle api disciolto in sciroppo zuccherino, in questo modo erano le api stesse, “contaminandosi”, a somministrare l’acaricida alla varroa. I ricercatori ungheresi (1) hanno invece voluto testare una differente modalità di somministrazione, che implicherebbe un’azione “per contatto”. Una prima serie di prove ha dimostrato, in condizioni di laboratorio, effetti irreversibili (tremori, movimenti incontrollati, caduta e morte) a carico di acari posti su strisce di cartone impregnate con soluzioni a differenti concentrazioni di cloruro di litio. Le soluzioni testate a concentrazione crescente, da 10,78 mM
a 11,04 M, hanno ucciso tutti gli acari, che sono caduti dalle strisce in un tempo variabile da 3 a 84 minuti a seconda della concentrazione testata
(grafico 1). Successivamente il test è stato ripetuto su colonie di api in assenza di covata (periodo di pre invernamento), utilizzando 1 o 5 strisce impregnate con 2,28 ml di soluzione 5,52 M di cloruro di litio, e la somministrazione per gocciolamento di 40 ml di soluzione 250 mM. Gli acari caduti mostravano sintomatologia simile a quella evidenziata dalle prove in laboratorio. I ricercatori hanno confermato anche in condizioni di campo l’effetto acaricida “per contatto” di soluzioni di cloruro di litio, ipotizzando un minor rischio di residulità nell’alveare, rispetto alla sommi-
nistrazione sistemica in sciroppo zuccherino.
La verifica dell’efficacia acaricida di una molecola, è solo il primo passo da compiere, nel percorso verso l’individuazione di un nuovo farmaco. Successivamente deve essere valutato il profilo tossicologico: la molecola oggetto dello studio non deve, alle dosi in cui esplica l’azione acaricida, essere pericolosa per le api; eventuali effetti “secondari” devono essere considerati e valutati. Infine, essendo le api produttrici di alimenti destinati all’uomo, è indispensabile che si indaghi approfonditamente l’eventuale presenza ed entità di residui del trattamento nei prodotti dell’alveare.
Il lavoro dei ricercatori sloveni si è concentrato proprio sugli effetti “secondari” e sulla residualità del trattamento con cloruro di litio. Gli alveari sono stati trattati per tre giorni con un litro/giorno di soluzione zuccherina con una concentrazione 25 mM di cloruro di litio. Successivamente al trattamento si è verificato: l’incremento di mortalità delle api adulte, la concentrazione di litio raggiunta nelle larve, nel pane d’api e nel miele, rispetto ad alveari di controllo, ai quali era stato
somministrato sciroppo con solo zucchero.
I campioni di miele, raccolti nei favi del nido differivano per le concentrazioni di litio: nei campioni raccolti dopo il primo giorno di trattamento, si è rilevato tra 0,6 e 1,0 mg di litio/L di miele. La concentrazione più alta è stata 0,4-1,2 mg di litio/L di miele, rilevati in campioni raccolti dopo il terzo giorno di trattamento.
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