L’ormesi – Novità dalla ricerca

di Daniele Alberoni

Meglio abbondare che scarseggiare?
Quando un dosaggio maggiore porta a un beneficio minore

Recentemente alcuni ricercatori hanno effettuato, in laboratorio e in campo, test mirati a comprendere l’efficienza dei trattamenti contro i patogeni e i parassiti dell’alveare, test che hanno fatto registrare sensibili aumenti nelle dosi di principio attivo utilizzato.

In altre parole si è scelto di usare più principio attivo per ottenere più efficacia.

D’altro canto l’aumento del dosaggio del principio attivo è un metodo solitamente sfruttato (non solo in apicoltura) per mitigare eventuali farmacoresistenze in via di sviluppo.

Spesso, e non sempre a torto, nell’immaginario collettivo l’aumento del dosaggio corrisponde infatti a un aumento dell’effetto desiderato; tuttavia tale approccio, nel lungo termine, non pondera e non previene fenomeni di farmacoresistenza e inoltre
non prende in considerazione il fenomeno dell’ormesi.

Solo negli ultimi anni alcune case farmaceutiche hanno attivato una politica diversa: invece di aumentare il dosaggio di un solo principio attivo preferiscono usare contemporaneamente due sostanze diverse, appartenenti a gruppi di medicinali diversi (vedi Box 1), ma attive contro lo stesso obiettivo, anche se agiscono su due processi biologici diversi.

Tuttavia, quest’ultimo scenario, ormai comune nella lotta ai funghi patogeni delle piante, per esempio, è scarsamente sfruttato in apicoltura.

Ma facciamo un passo indietro: che cos’è un farmaco? E che cos’è l’ormesi?

Un farmaco (composto da almeno un principio attivo) è una sostanza in grado di influenzare le funzioni di un organismo vivente. Può essere naturale, spesso prodotto dalla biosintesi di organismi viventi, oppure derivare da processi di sintesi chimica progettati dall’uomo. Questi ultimi sono processi che spesso vogliono imitare, e talvolta potenziare, sostanze già presenti in natura.

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