Ossalico invernale: col giusto ritmo! – Sanità apistica

di Francesco Panella

Basare la cadenza tra le diverse somministrazioni invernali d’acido ossalico sulla probabile assenza di covata

Varie prove ed evidenze di campo continuano fortunatamente a confermare l’efficacia – se in assenza di covata recettiva e con sufficiente umidità nell’arnia – delle diverse tipologie di somministrazione di acido ossalico.

Ma anche una o poche famiglie post inverno con varroa “fuori soglia”, possono comportare nell’insieme dell’apiario nella stagione a venire pericolosi picchi di
infestazione.

Una buona parte degli apicoltori pertanto non solo cerca d’individuare e di trattare nel momento più opportuno, ma effettua in successione al 1° trattamento gocciolato/sublimato con Api-Bioxal, una o più somministrazioni sublimate, specie se al 1° trattamento vi sono casi di caduta elevata di acari tali da far paventare una percentuale/quantità di varroa residua sopravvissuta capace di compromettere la
stagione apistica ventura.

Come redazione di l’apis, recentemente abbiamo reso pubblico e pubblicizzato a mezzo social la disponibilità dell’importante studio del professor Daniele Besomi, per misurare gli effetti a breve termine dell’acido ossalico sulle api, pubblicato da l’apis nel n. 1 di gennaio 2022.

In letteratura non vi era traccia di studi sulla reazione a breve termine delle api al trattamento a base di acido ossalico.

Il pregevole lavoro di Besomi invece registra e analizza gli effetti sulla colonia delle diverse tipologie di somministrazione acidificante: nebulizzazione, sgocciolamento e sublimazione.

Mentre la nebulizzazione sulle api di solo acqua o di sciroppo zuccherino provoca una perturbazione limitata di 24 ore, quella con la soluzione di acido con zucchero o con glicerolo determina un innalzamento di temperatura nell’alveare superiorea 30 °C per 5 giorni. Analogo riscaldamento del nido, per 3-5 giorni, si determina dopo lo sgocciolamento, con un incremento a oltre 30 °C.

Anche la somministrazione per sublimazione produce un effetto sulle temperature
interne, ma assai più limitato fino a un massimo di 29 °C, per 2-3 giorni. Quindi lo studio registra le sensibili variazioni post trattamento di emissione d’anidride carbonica dalle api, indice della loro attività e lavoro nonché di incremento dell’attività metabolica.

A ciò si aggiunge la comparazione comportamentale fra famiglie non trattate e famiglie cui è stato somministrato acido ossalico: dall’osservazione emerge una netta impressione che quest’ultime si attivino prima, con maggiore dinamismo di volo, incremento della ventilazione, ripresa della deposizione di uova e delle attività di allevamento.

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