Qual è l’impatto delle api allevate sugli apoidei selvatici?- Api contro api

di Riccardo Cabbri

Ad una platea di apicoltori probabilmente non è necessario ricordare come le api siano generalmente riconosciute come gli impollinatori più importanti, principalmente per la loro abbondanza e diffusione.

Ciò che forse è necessario rinfrescare, invece, è che nella definizione di “api” sono incluse numerosissime specie, in gran parte selvatiche, e che la nostra amata Apis mellifera rappresenta solo una specie su quasi
20.000. Come se la passano queste migliaia di specie?

Non benissimo. Nella comunità scientifica è ormai forte il consenso riguardo al fatto che esposizione a pesticidi, distruzione degli habitat, vecchi e nuovi patogeni nonché cambiamenti climatici stiano causando un declino importante degli impollinatori, agendo talvolta in maniera sinergica ovvero amplificando i rispettivi effetti (Bartomeus et al., 2019). Tuttavia, lo stato reale di queste popolazioni è in gran parte ignoto. A titolo d’esempio un recente report della Iucn (International Union for Conservation of Nature, famosa per la pubblicazione della lista di specie minacciate ndr) si limita a concludere che per il 55% degli apoidei europei mancano dati sufficienti (Nieto et al., 2017). Tra le specie “Data deficient” c’è anche A. mellifera.

Può suonare strano, ma si deve tenere conto che ciò che ci è noto è solo la presenza dei capi allevati, mentre pochissimo sappiamo delle popolazioni selvatiche. L’ignoranza è tale che in alcune zone l’ape da miele potrebbe essere non solo minacciata ma addirittura estinta. Certo, abbondano
le segnalazioni di famiglie insediate in natura, ma di fatto non si sa se la popolazione sia capace di autosostenersi o se semplicemente questi avvistamenti siano frutto di continue fughe dal patrimonio allevato durante il periodo della sciamatura.

Se dunque l’ambiente è un fattore determinante nel declino degli apoidei cosa succede alle interazioni fra specie quando le risorse si riducono drasticamente? L’ultimo lavoro che tenta di ricavare una risposta dalle evidenze scientifiche disponibili è quello di Mallinger et al., 2017.

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