di Giovanni Guido
Una schematizzazione per cercare di contribuire alla condivisione e crescita delle procedure precauzionali, di particolare e possibile interesse per chi sta sviluppando esperienza gestionale apistica
Per contrastare la trasmissione delle patologie fra le colonie d’api ha forse un qualche senso utilizzare analoghi concetti e procedure di precauzione sanitaria simili a quelli validi per l’uomo e/o in allevamenti di mammiferi?
Dovremmo forse ad esempio prima di ogni “visita” – come i medici – lavare mani e attrezzi e utilizzare guanti monouso? Non è forse più opportuno cercare di capire – e di gestire – le tante specificità di questa, così particolare, specie vivente e del suo allevamento?
È opportuno in primo luogo un – non scontato – riconoscimento: non siamo solo angelici custodi di questi animali, bensì l’uomo da millenni interferisce – per suo utile? curiosità? diletto? – variamente nel ciclo vitale dell’animale che “custodiamo”. La gestione umana delle api determina infatti una notevole facilitazione dei fenomeni diffusivi e di trasmissione biologica. È vero che tra le famiglie d’api di un territorio si verifica un peculiare fenomeno di relazioni date dallo scambio dei fuchi, dall’incessante attività ispettiva delle bottinatrici, dal saccheggio ecc… tale da determinare un fenomeno di “vasi comunicanti”, ma in natura la colonizzazione territoriale implica una distribuzione e una notevole separazione spaziale fra le famiglie d’api, mentre dal suo canto la tarma assicura un ottimale “pulizia” delle matrici potenzialmente diffusive di agenti patologici.
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