Un mare di… microplastica – Quattro capriole di fumo

di Valentina Larcinese

È noto che l’ambiente marino è invaso da plastiche e microplastiche. Uno studio del 2019 afferma che la quantità di microplastiche mangiate dagli esseri umani in una settimana è, in media, pari a circa 5 g, l’equivalente di una carta di credito. E per le api com’è la situazione?

Le clausole del contratto come corriere del polline, stilato tra le api e le piante gimnosperme che utilizzano lʼimpollinazione incrociata, sono poche e semplici: il
trasporto del polline da un fiore allʼaltro viene retribuito con nettare o parte del polline.

Affinché possano onorare il contratto, le api si sono dotate di una folta peluria e di zampe attrezzate per la lavorazione e il trasporto del polline. Questo allestimento è coinciso con il passaggio alla dieta vegetariana avvenuto con la separazione delle api dalle vespe.

I peli hanno due interessanti caratteristiche:
• attirano elettrostaticamente i granuli di polline (ma anche altre particelle!) → meraviglia!
• Lʼattrazione è favorita dal fatto che ogni pelo termina con delle ramificazioni (quindi più polline, ma anche più altre particelle!) → meraviglia al quadrato!

Ma ai tempi della stipula, circa 400 milioni di anni fa, la plastica non esisteva.

Oggi, al tempo dellʼAntropocene, la plastica rappresenta un pericolo su scala globale e una delle problematiche più urgenti legate al suo uso massiccio e allʼenorme quantità di rifiuti che genera. La questione è aggravata dalla presenza nellʼambiente di micro e nano plastiche.
Che cosa sarebbero?

Se ti è piaciuta l’anteprima dell’articolo, abbonati per ricevere l’apis a casa!